18 Maggio 2021
Sono circa 1,2 milioni le persone che in Italia soffrono di fibrillazione atriale (FA), il disturbo del ritmo cardiaco di più frequente riscontro nella pratica clinica, interessando più del 2% della popolazione. Un numero destinato a crescere a causa dell’invecchiamento della popolazione e che secondo le stime tenderà a raddoppiare entro il 2050.
Le probabilità di sviluppare tale condizione aumentano con l’avanzare dell’età e con l’associazione di altre patologie (tra le quali ipertensione arteriosa, diabete, scompenso cardiaco). Le modalità di presentazione clinica variano da individuo a individuo. Alcuni soggetti non manifestano alcun sintomo, spesso anche per anni, mentre per altri i sintomi cambiano di giorno in giorno. Tra i più comuni vi sono palpitazioni (sensazione di battito accelerato ed irregolare), debolezza o incapacità di eseguire la normale attività fisica, affanno; sensazione di “testa vuota”, sensazione di mancamento, fino anche allo svenimento.
È importante riconoscere prontamente la FA, perché può essere trattata con risultati più soddisfacenti se diagnosticata in modo tempestivo. Tuttavia spesso non viene individuata o viene scoperta troppo tardi quando il cuore è ormai affaticato e ha subito conseguenze provocando complicanze importanti come l’ictus cerebrale. Studi clinici dimostrano che la presenza di FA è in grado di aumentare fino a cinque volte il rischio di sviluppare ictus. Ma non solo, è responsabile di un maggior rischio di sviluppare scompenso cardiaco ed è un fattore predittivo indipendente di tutte le cause di demenza. A volte è possibile imparare a riconoscerla semplicemente ponendo due dita alla base del polso per sentire il battito dell’arteria
radiale; in condizioni normali si percepisce un battito regolare, in caso di irregolarità tra un battito e l’altro è consigliato rivolgersi al proprio medico.
Al giorno d’oggi risultano essere di ausilio per il pronto riconoscimento della FA anche app dedicate o smart-watch. La diagnosi precoce assume quindi un ruolo fondamentale nel trattamento della patologia.
L’importante è che il paziente venga rapidamente visitato da un aritmologo per valutare quale possa essere la migliore opzione terapeutica.
Fermo restando l’importanza della terapia anticoagulante, quando indicata, due sono le terapie mirate: una più tradizionale, quella farmacologica ed una più avveniristica, quella mediante ablazione transcatetere, una procedura mininvasiva, che mira ad isolare elettricamente le vene polmonari, che sono la sede principale dell’aritmia cardiaca. Le forme di energia più utilizzate per l’ablazione transcatetere sono la radiofrequenza e la crioablazione con criopallone. La radiofrequenza crea le bruciature necessarie ad interrompere l’aritmia, mentre la crioablazione utilizza il freddo per
creare l’isolamento del tessuto cardiaco malato, mantenendo inalterate le altre strutture. La crioenergia ha semplificato l’intervento di ablazione transcatetere rendendolo più sicuro e tollerabile per il paziente, riducendo le ospedalizzazioni e la necessità di reintervento.
Un ulteriore vantaggio di questa tecnica, rispetto a quella con radiofrequenza, è la maggiore rapidità della procedura. La
crioablazione è indicata prevalentemente nelle forme parossistiche, che inizialmente si risolvono spontaneamente, ma tendono a ripresentarsi con sempre maggior frequenza e per le quali la terapia antiaritmica può perdere di efficacia nel tempo. Recentemente, la crioablazione, grazie alla maggior semplicità d’uso associata ad una buona sicurezza, è stata proposta quale prima opzione per il trattamento della fibrillazione atriale, in alternativa ai farmaci antiaritmici, qualora l’aritmologo lo ritenga opportuno e il paziente si dimostri favorevole.
Tanti passi avanti sono stati fatti nel trattamento della FA da quando oltre 10 anni fa è stata introdotta la crioablazione, che ha permesso di trattare fino ad oggi circa un milione di pazienti in tutto il mondo, migliorando la loro qualità di vita e aumentandone l’aspettativa.
Dott. Gianluca Botto
Direttore U.O. di Aritmologia – ASST Rhodense, Presidi Ospedalieri di
Rho e Garbagnate Milanese