18 Gennaio 2018

Studio dell’Imperial College di Londra: fare movimento in mezzo agli scarichi delle auto comporta restringimento delle vie aree con episodi di tosse, catarro, fame d’aria e sibili

Non è vero che a persone di mezza età e anziani camminare faccia sempre bene. Se passeggiano in strade trafficate l’effetto è negativo per polmoni, cuore e coronarie. Soprattutto se si soffre di malattie respiratorie o cardiocircolatorie. Viceversa, camminare nei parchi o in vie pedonali fa bene, e il beneficio dura per più di una giornata. Il risultato proviene da una ricerca condotta dall’Imperial College di Londra e pubblicata sulla rivista The Lancet. I ricercatori hanno selezionato 119 ultrasessantenni, fra cui 40 sani, 40 con bronchite cronica stabile e 39 con una malattia ischemica. Quindi metà li hanno fatti camminare per due ore lungo Oxford street (nella parte ovest, particolarmente trafficata) e l’altra metà dentro Hyde Park. Alcune settimane dopo i due gruppi hanno fatto l’altra passeggiata. Risultato dell’esperimento: le persone sane che hanno camminato per due ore in Hyde park hanno avuto un aumento del 7,5 della capacità polmonare misurata con la spirometria e il 5% di rallentamento del ritmo cardiaco, benefici che si sono protratti fino a 26 ore dopo.

Camminare nei parchi

Camminare per Oxford street ha invece portato i volontari sani al 7% di aumento del battito, ma a nessun effetto duraturo sui polmoni. Peggio se la sono vista le persone malate che camminando per due ore lungo per la via centrale di Londra congestionata di bus e auto hanno avuto un restringimento delle vie aree con episodi di tosse, catarro, fame d’aria e sibili. E a livello circolatorio un aumento di rigidità delle arterie rispetto a coloro che hanno camminato nel parco. «La nostra ricerca conferma l’effetto negativo delle polveri sottili e degli altri inquinati come il black carbon sulla salute, e suggerisce cautela anche nelle attività fisiche considerate salutari – spiega l’autore dello studio, Fan Chung, dell’Istituto di salute cardiaca e polmonare dell’Imperial College -. Questo non vuol dire che persone di mezza età e anziani non debbano camminare, anzi. Ma lo facciano il più possibile in parchi e giardini». La ricerca ha anche osservato che chi prendeva farmaci salva arterie come statine e ACE inibitori non ha avuto effetti negativi esponendosi al traffico. Ricerche precedenti – sempre confrontando Oxford street e Hyde park – avevano ottenuto risultati simili per le crisi asmatiche, molto più frequenti nella via trafficata.

Mancanza di aree verdi

«Diesel e altre fonti di polveri sottili e ossidi di azoto andrebbero bandite dalle città, come hanno intenzione di fare proprio a Londra e Parigi i rispettivi sindaci, che puntano sempre di più su ciclabilità e auto elettriche» commenta l’epidemiologa della Regione Lazio Carla Ancona. Suo uno studio recente sulla città di Roma, in cui si sono stimati 1.560 morti premature, 960 eventi coronarici e 168 morti da tumore al polmone attribuibili all’inquinamento da Pm2,5. Nello stesso studio quasi un migliaio di morti sono stati invece attribuiti alla mancanza di verde. «L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda che ogni cittadino abbia uno spazio verde a una distanza massima di 300 metri dalla propria abitazione. Il verde, infatti, protegge dall’inquinamento e stimola l’attività fisica – continua Ancona -. Ma le cose non stanno affatto così nelle nostre città, se si pensa che in una metropoli verdissima come Roma (in cui il verde copre il 42% della superficie) solo metà della popolazione può godere di un’area verde di almeno 5.000 metri quadrati in un raggio di 300 metri dal luogo di residenza». Più che i farmaci, le scelte urbanistiche, sui trasporti e sul verde, possono fare la differenza nelle nostre città inquinate.

di Luca Carra