Cade anche in Lombardia l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto. Come regolarci nei vari ambienti per limitare il rischio di contagio
Da mercoledì 15 luglio anche il Lombardia, regione più colpita dall’epidemia di coronavirus, alleggerisce le misure anti contagio: non sarà più obbligatorio indossare la mascherina all’aperto, norma in vigore dal mese di aprile. Sarà necessario farlo solo se non se non sarà possibile mantenere il canonico metro di distanza tra le altre persone. La mascherina che copre naso e bocca è utile per frenare le goccioline, veicolo di contagio del coronavirus e insieme al lavaggio frequente delle mani e al distanziamento sociale è considerata l’arma vincente per evitare il contagio.
Nei luoghi chiusi
La mascherina però non va in soffitta, tutt’altro.Nei luoghi chiusi resta l’obbligo di protezione: è necessario indossarla negli uffici pubblici, sui mezzi di trasporto pubblici (aerei e treni compresi) quando si entra in un negozio o al supermercato, nei bar e nei ristoranti quando non si è seduti al tavolo e ci si sposta per entrare o uscire o per andare in bagno. Anche chi va in palestra, dal parrucchiere o in un centro estetico o visita un museo deve indossare la protezione. E in ufficio se le postazioni di lavoro sono troppo vicine è bene utilizzare il dispositivo di protezione oltre che garantire un costante ricambio d’aria: i luoghi critici sono gli ambienti chiusi di dimensioni ridotte e con limitata ventilazione.
I luoghi all’aperto
Gli spazi aperti senza dubbio sono più sicuri perché almeno il contagio per via aerea (quando le goccioline più piccole restano in sospensione in aria per periodi lunghi) è escluso a causa dell’elevata “diluizione” della carica virale: per un soggetto sano è quasi impossibile inalare una sufficiente dose infettante. Se siete all’aperto, e passate accanto a qualcuno, tenete a mente i due principali fattori del contagio, «carica virale» e «tempo». Dovreste restare nel flusso d’aria di quella persona per oltre 5 minuti per contagiarvi, all’aperto il vento e gli elementi esterni assicurano la diluizione del virus, riducendone la carica virale. La luce solare, il calore e l’umidità concorrono a ridurre la sopravvivenza del virus e minimizzano il rischio di ammalarsi all’aperto. Rischio che può permanere per le goccioline più grandi, i droplet (con diametro superiore ai 10 micron) emesse con tosse e starnuti, per questo in alcuni casi, quando non è possibile garantire una distanza di sicurezza, le mascherine vanno indossate anche all’aperto. Uno studio giapponese su 100 casi ha scoperto che le probabilità di prendere il coronavirus sono quasi 20 volte più alte all’interno che all’esterno. Le riunioni all’aperto riducono il rischio perché il vento disperde le goccioline e la luce solare può uccidere parte del virus. Gli spazi aperti impediscono al virus di accumularsi in quantità concentrate e di essere inalato, il che può accadere all’interno quando le persone infette espirano in uno spazio limitato per lunghi periodi di tempo. Ovviamente il rischio di contrarre il virus è molto più basso all’esterno che all’interno, ma come ribadito da molti esperti il “rischio zero” non esiste.
Quando va indossata la mascherina all’aperto
Ma all’esterno quando dobbiamo indossare la mascherina? In spiaggia non è necessario ma quando ci si muove per andare al bar o in altri luoghi chiusi bisogna ricordarsi di averla co sé e soprattutto di indossarla. Stesso concetto quando si entra in un rifugio in montagna. Sagre e fiere restano vietate perché il rischio di non mantenere le distanze è alto e il numero di contagi non è ancora così basso da fornire una garanzia sufficiente a livello nazionale. Ma se si cammina lungo la strada dello “struscio” di una città marina particolarmente affollata, (circostanza che comunque andrebbe evitata) anche se si è all’aperto è opportuno indossare la mascherina per proteggere se stessi e gli altri proprio perché viene meno un parametro chiave della prevenzione del contagio: il distanziamento sociale.