21 Maggio 2020

I dati emersi in letteratura hanno evidenziato la possibilità di manifestazioni cardiache in corso di malattia da SARS-COV-2, con aggravamento della prognosi. In particolare si sono verificati sia forme di malattia cardiaca ex novo causate dal virus, sia casi di aggravamento di malattie coronariche pre-esistenti, con incremento della letalità. Inizialmente l’infezione COVID 19 era stata identificata soprattutto come una patologia con quadri di gravi polmoniti interstiziali e rischio di distress respiratorio acuto; gli ultimi dati emersi hanno invece posto un forte accento sulla possibilità che anche un danno miocardico costituisca una componente critica nello sviluppo delle complicanze più gravi.

È ormai chiaro che l’infezione da SARS–COV-2 è una realtà complessa, con possibile interessamento multi organo. Il danno miocardico acuto può determinare quadri clinici di miocarditi, pericarditi, infarto del miocardio, aritmie, scompenso cardiaco, trombosi a carico delle arterie del cuore, del polmone e a livello dei vasi arteriosi e venosi periferici. Si è evidenziato comunque    un recupero più lento nei pazienti Covid con cardiopatie croniche preesistenti e spesso affetti da comorbilità.

Uno studio osservazionale presso un campione di 50 UTIC promosso dalla SIC (Società Italiana di Cardiologia) ha registrato tra il 12 e il 19 marzo 2020 circa la metà di ricoveri per patologie cardiovascolari, ed in particolare per infarto miocardico acuto, rispetto a quelli rilevati nel medesimo periodo nel 2019. In Piemonte tra marzo e aprile 2020 sono considerevolmente diminuite le procedure di angioplastica primaria. Da una statistica del Centro cardiologico Monzino, dallo scoppio dell’emergenza Covid 19, la mortalità per infarto acuto è quasi triplicata.

Si è ipotizzato che tali dati dipendano anche dal fatto che talvolta il paziente è rimasto al domicilio senza accedere al Pronto soccorso per timore di contrarre il virus, sottovalutando l’insorgenza di sintomi che potevano essere espressione di malattia cardiaca ex novo o riacutizzazione di cardiopatie pre-esistenti, indipendentemente dall’ infezione COVID. Una diagnosi cardiologica omessa o ritardata può comportare un serio aggravamento delle condizioni, con un aumento della mortalità in fase acuta (e anche nelle fasi successive) complicanze aritmiche e/o funzionali e rendere meno efficaci le procedure salvavita, con il rischio di alterazioni funzionali persistenti nel tempo.

In questo contesto è importante sensibilizzare la popolazione a non sottovalutare taluni sintomi (quali oppressione retrosternale, palpitazioni, difficoltà respiratoria, episodi di perdita di coscienza, dolore nella parte posteriore del torace), a mantenere costante il colloquio con il proprio medico di medicina generale/curante di riferimento, a riprendere il follow up ambulatoriale cardiologico, attualmente possibile e reso sicuro dal rispetto delle norme di accesso al pronto soccorso con percorsi separati per pazienti Covid -19 (o sospetti) e per gli altri malati. Per i pazienti portatori di cardiopatia (ma anche per coloro che non presentano patologie cardiache note) è inoltre importante il rispetto delle terapie prescritte, il controllo dei fattori di rischio cardiovascolari, quale ipertensione, dislipidemia, diabete, evitando incrementi ponderali e tabagismo.

Dott.ssa Daniela Albonico

U.O. Riabilitazione Cardiologica ICVA-Como