13 Settembre 2017

Un gruppo di scienziati spagnoli spiega i fattori che «spingono» l’organo verso il lato sinistro durante lo sviluppo embrionale. La ricerca è comparsa sulla rivista Nature

Fin da piccoli ci insegnano che è posizionato a sinistra. Ora, un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Neuroscienze di Alicante spiega anche perché, nel processo di formazione di un essere umano, il cuore sta lì. Lo studio è stato pubblicato su Nature. All’inizio dello sviluppo dell’embrione, tutti gli organi si trovano nella linea mediana del corpo. «In alcuni invertebrati restano lì anche in seguito, quando l’individuo è adulto, mentre in altri — come gli esseri umani, appunto — un sistema più complesso li distribuisce in luoghi diversi: il fegato a destra, ad esempio, e la milza o il cuore a sinistra», si legge nella ricerca. E proprio sullo spostamento del cuore in questa posizione si sono concentrati gli scienziati spagnoli. Ad oggi, l’opinione più diffusa era che ci fossero una serie di segnali nel lato sinistro dell’embrione che portavano a questa asimmetria, ma — come spiega al Pais Angela Nieto, a capo della ricerca — «abbiamo scoperto che esiste un ulteriore meccanismo: ci sono geni che si esprimono di più nel lato destro, e che spingono quindi il cuore verso la parte opposta».

I primi test sui polli e sui pesci

All’inizio le osservazioni sono state fatte studiando embrioni di pollo, e successivamente quelli di zebrafish, un piccolo pesce d’acqua dolce, e di topo. Lo stesso meccanismo spiegato dalla ricercatrice è stato osservato in tutte e tre le specie prese in esame. «Annullando la funzione di questi geni — racconta uno degli autori dello studio, Oscar Ocaña — in tutte e tre gli animali il cuore rimaneva al centro del corpo». Lo studio dei ricercatori di Alicante, che hanno intenzione di identificare i geni da cui dipende il posizionamento anche di altri organi, potrebbe rivelarsi molto utile nella conoscenza e nel contrasto dei tumori. Infatti, le proteine che permettono alle cellule di modificarsi dovrebbero perdere definitivamente i loro effetti al termine dello sviluppo embrionale, ma possono riacquisirlo durante il corso della vita: un cortocircuito che permette l’insorgenza di metastasi negli organi.

di Silvia Morosi